- Antonino Cangemi
- Sicilia e Dintorni
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La Sicilia ha da sempre incantato chi l’ha visitata. Tante le sue attrazioni: la natura rigogliosa e selvatica, il mare che lambisce le sue coste, il clima primaverile-estivo otto mesi l’anno, la ricchezza archeologica, la variegata architettura testimonianza delle tante civiltà succedutesi. Ad accrescere il suo fascino, il richiamo dei miti in una terra dalla storia millenaria e le suggestive tradizioni popolari.
Sicilia: paradiso o inferno?
Non stupisce, pertanto, che a diversi l’isola abbia evocato l’immagine del paradiso. Così a Ippolito Nievo, sbarcatovi al seguito di Garibaldi nella spedizione dei mille, che, dopo qualche giorno di soggiorno, scriveva alla madre: ‹‹La Sicilia è una specie di paradiso senza alberi››; così a Alexandre Dumas padre che un secolo prima l’aveva definita ‹‹un paradiso popolato da diavoli››. Per entrambi, però, l’idea del paradiso è contrastata da qualcosa che limita o deturpa la bellezza. Quella di Nievo è una notazione paesaggistica che riflette il suo stato d’animo: il clima torrido acuisce il suo spaesamento nel sinistro presentimento di ciò che di lì a poco gli sarebbe capitato (‹‹non ho aria per i miei polmoni››, scrive); quanto a Dumas, la sua è la percezione delle contraddizioni che regnano sovrane nell’Isola, a partire dal dissidio tra il fascino dei luoghi e lo spirito demoniaco di chi vi vive. Non di tutti sicuramente, ma di alcuni, specie se si pensa che due siciliani su tutti colpirono la sua straripante fantasia: Cagliostro, le cui diavolerie racconterà in un avvincente romanzo, e il barone Pietro Pisani, un filantropo la cui Casa dei Matti era all’epoca il più illuminato ospedale psichiatrico in una terra di arretratezze e oscurità.
In ogni caso, la definizione di Dumas coglie le dualità di una terra un po’ paradiso e un po’ inferno, attraente e respingente, di “luce e di lutto” per dirla con Gesualdo Bufalino. E come rappresentato dal mito di Persefone, la bellissima figlia della dea della fertilità Demetra, rapita in Sicilia dal dio degli inferi Ade, che, per intercessione di Zeus, vive sei mesi l’anno nel buio delle tenebre insieme al signore dell’oltretomba e sei mesi nella terra con la madre.
I miti dicono tanto e custodiscono messaggi reconditi da decriptare. Volessimo sbizzarrirci, potremmo immaginare che Persefone sia la Sicilia e Ade il condensato di tutti i diavoli che l’hanno sequestrata. Una lettura troppo fantasiosa? Sicuramente. Ma è pure vero – e qui l’immaginazione cede dinanzi alla realtà, purtroppo – che la Sicilia è stata sempre (con poche le eccezioni) vittima di cattive, se non pessime, amministrazioni, deformata da dominazioni che l’hanno depredata senza nulla (o pochissimo) darle in cambio. Quello della Sicilia, sembra un destino atavico risalente ai tempi di Platone alle prese con i tiranni di Siracusa Dionisio il vecchio e Dionisio il giovane, e di Cicerone che si batte contro Verre, campione di corruzione, male che perseguiterà l’Isola fino ai nostri giorni. Alla cattiva amministrazione e alla corruzione si è accompagnata la mafia, il cancro che ne ha sfigurato il volto rendendolo in alcuni suoi tratti mostruoso.
I mille volti dell'isola
Troppo riduttivo raffigurare la Sicilia come un paradiso terrestre in cui si fronteggiano il bene e il male, i diavoli Riina e Provenzano e gli angeli Falcone e Borsellino, gli uomini di un potere arrogante e sanguisuga nel corso della sua storia e chi vi si è ribellato coraggiosamente. Ma è innegabile che questa terra – che non è il paradiso ma che ha mille suggestioni – è stata, e per certi aspetti continua a essere, più di tante altre teatro di prevaricazioni, violenze, ingiustizie e che ciò ha generato la sete di giustizia propria della madre di Salvatore Carnevale (ritratta magistralmente da Carlo Levi), di chi ha creduto nella concretezza delle utopie di Danilo Dolci, dei giudici morti per redimerla, di tutti i siciliani onesti che non si sono arresi e non si arrendono alla dittatura del male. Non angeli, ma persone perbene consapevoli che l’ignavia, in questa terra bella e maledetta, è tra le peggiori forme di complicità a chi ha fatto patti col diavolo.
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