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Il benessere organizzativo - ossia la capacità di mantenere il benessere dei lavoratori - è suddiviso in quattordici dimensioni e in tre gruppi di indicatori: positivi, negativi e di malessere psicofisico.
Le dimensioni del benessere organizzativo
Ecco di seguito le prime quattro dimensioni che solitamente vengono prese in considerazione, rimandando al libro per proseguire e completare l’elenco che, in questa sede, vuole comunque fungere da indicatore e non rappresenta un dato totalmente esaustivo nel suo complesso, dato che - come inizialmente accennato - le dimensioni sono ben quattordici.
- Comfort: si riferisce a tutte quelle variabili che vengono contemplate all’interno e all’esterno dell’ambiente lavorativo (servizi igienici, illuminazione, pulizia, etc…)
- Obiettivi: a ciascuna persona all’interno di un contesto lavorativo vengono attribuiti incarichi per il raggiungimento di determinati scopi. È molto importante che in relazione a queste variabili, ci sia una specificità, o meglio, una comprensibilità degli obiettivi, la coerenza dei dirigenti, chiarezza e comunicazione dei cambiamenti.
- Valorizzazione: questo aspetto si riferisce all’apprezzamento di coloro che svolgono il servizio lavorativo, soprattutto, che venga percepito dagli stessi.
- Ascolto: l’attenzione e l’ascolto attivo delle persone che fanno parte del contesto di riferimento, ossia la disponibilità nei confronti delle loro esigenze.
Esistono, inoltre, tre classi di indicatori:
- Indicatori negativi: sono i vissuti di anaffettività lavorativa, ossia tutti quegli elementi che tendono a far emergere sensazioni o sentimenti di insofferenza, insoddisfazione, disinteresse e desiderio di cambiare lavoro, mancanza di proattività. Ti sei mai trovato in questa situazione? A noi tutti è capitato di voler uscire da una situazione lavorativa in qualche modo poco stimolante o incapace di valorizzarci o, ancora, sebbene positiva sul piano remunerativo, negativa per alcuni aspetti che possono aver svilito la nostra professionalità o per mancanza di specificità o al contrario per l’eccessiva specificità di un ruolo.
- Indicatori positivi: al contrario, sono relativi ai vissuti di affettività lavorativa. Realizzazione, soddisfazione, proattività, senso di appartenenza. Probabilmente l’Eden dei lavoratori, per molti un sogno, per altri fortunatamente una realtà capace di indurre a superare i propri limiti, investire nel proprio futuro, dare sempre il massimo, evidentemente perché stimolati, soddisfatti, non solo per il dato remunerativo – è ovvio – ma per tutta una serie di fattori quali gli orari lavorativi, mansioni stimolanti, il rapporto con i colleghi, l’armonia e la serenità del contesto lavorativo, eccetera.
- Indicatori di malessere psicofisico: sono i disturbi psicosomatici. Mal di testa, difficoltà di concentrazione, mal di stomaco, depressione, ossia tutte quelle condizioni di malessere psicofisico che il soggetto ritiene essere collegate e anzi dipendenti dall’attività lavorativa.
Dal malessere psicofisico si può poi sconfinare nelle patologie della salute organizzativa, ossia stress lavorativo, burnout e mobbing.
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