- Francesco Clemente
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Quella che andiamo a raccontare qui di seguito è la storia di uno scultore francese, il postino rurale Ferdinand Cheval, fautore di un'opera dal raro e incommensurabile fascino.
Un fabbricato stranissimo sito nel sud della Francia, costruito nell'arco di 40 anni, con le pietre che Cheval raccoglieva nel suo giro quotidiano.
Una storia bellissima, densa di significato, retroscena e dettagli che, nella visione d'insieme di chi qui li narrerà, lasciano trasparire una bellezza e una carica emotiva senza pari.
L'ingegnere Francesco Clemente ci dedica il primo articolo dedicato a un'opera per molti versi considerata folle e, probabilmente anche per questo, ritenuta un esempio di architettura naif che ha suscitato l'interesse e la curiosità di molti. Buona lettura!
Una delle componenti dell'atto creativo, forse la più familiare e la più oggetto di luoghi comuni, è lo sforzo di concentrazione su sé stesso, la sintesi generatrice degli artisti: essa è senza dubbio la più abusata da certa stampa popolare, nella quale gli atti creativi titanici di Michelangelo e di Beethoven occupano un posto ben preciso, diventando spesso sinonimo dell' eroicità dell'animo umano.
Ma, al di fuori di tali luoghi comuni, è indubbio che la prorompente necessità espressiva, l'estenuante ed imperioso impegno creativo, siano essi stessi coltivati o discendano da nevrosi più o meno scoperte, sono comunemente accettati come marchi di genio.
In questa luce l'opera di Ferdinand Cheval, la sua ossessiva e quarantennale dedizione, la sua aspirazione all'immortalità, rivelano l'impronta del genio, evidente d'altra parte in molti particolari di straordinaria potenza scultorea e chiaroscurale della sua opera, e nello schema e nella sintesi dell' opera stessa, grandiosa se riferita ai suoi orizzonti paesani e locali.
Ma andiamo con ordine, partendo dal personaggio e dalla sua formazione culturale.
Joseph Ferdinand Cheval nasce alle 5 del mattino del 19 aprile 1836, secondo di due figli, a Charmes sur l'Herbasse, un borgo rurale di 800 anime fra le valli della Galaure dell'Herbasse, nel nord della regione della Drôme.
La Drôme, che prende il nome dal suo fiume principale, è situata nel Delfinato, nel sud della Francia, ed è una regione dolce, fatta di colline, di vallette, di pianure e di fiumi, segnata dal mare primordiale, dagli antichi ghiacciai, dall'acqua che scorre abbondante, e dalla presenza dell'uomo.
All'epoca della nascita di Cheval la Drôme è un'area eminentemente rurale, nella quale si parla ancora l'antico patois, e per suo tramite si vive una cultura tramandata oralmente, fatta di tradizioni, di saggezza popolare, di miti e di un misto di cattolicesimo e di credenze animistiche. I pellegrinaggi e le feste paesane sono i momenti salienti di un universo contadino, che però comincia ad uscire dalla sua innocente ignoranza e, inesorabilmente, a perdere il senso della sua identità, in seguito, tra l'altro, alla diffusione dell'alfabetizzazione e della stampa popolare, ed all'apertura di nuove strade.
Il padre di Ferdinand Cheval è un contadino, piccolo proprietario terriero, povero ma non indigente.
A sei anni, Ferdinand viene iscritto alla scuola comunale, dove maestri mal pagati insegnano il minimo necessario per aderire alla morale dell'ordine costituito; ne uscirà a dodici anni, crescendo nell'universo contadino, la cui cultura immutabile è imperniata intorno alla Chiesa, madre e talvolta matrigna, con i suoi riti e le sue ricorrenze, che segnano la vita del singolo e della comunità; allo stato, autorità ordinatrice immanente, talvolta paterna e vicina, nella figura dei notabili e dei suoi rappresentanti locali, tal altra imperscrutabile e gelida immagine di lontani e misteriosi legislatori; alla dura vita dei campi, governata dall'alternarsi delle stagioni e da antiche credenze animistiche sul potere fertilizzante della luna, sui periodi fausti ed infausti, e su remoti ma sempre vivi miti pagani.
L'infanzia di Ferdinand dura poco: ad undici anni perde la madre ed a diciannove il padre. Mentre il fratello maggiore si copre di debiti per continuare l'attività paterna, Ferdinand, spinto dal bisogno, lascia Charmes per impiegarsi come operaio panettiere a Valance.
A 22 anni si sposa e va a vivere a casa della madre della moglie, ad Hauterives, dove lavora come bracciante, ma, dopo un anno, incalzato dalla miseria, riparte nuovamente: rimarrà quattro anni lontano dalla famiglia.
Al ritorno, stanco e provato, si impiega come postino rurale, un lavoro massacrante (i regolamenti contemplano un giro giornaliero minimo di 32 chilometri, da percorrere a piedi in tutte le stagioni), mal pagato, ma, almeno, sicuro ed onorevole. Dopo due anni di servizio ancora lontano da casa, riesce infine ad ottenere il trasferimento ad Hauterives. Ma le prove non sono finite: dopo tre anni di esistenza relativamente tranquilla, perde la moglie ed è costretto ad affidare i figli ai loro padrini, a Saint-Uze. Passeranno altri cinque anni prima che, nel 1878, Ferdinand si risposi con una vedova di Tersanne, paese all'estremità del suo giro giornaliero, e si sistemi in una casetta di Hauterives, vicino l' ufficio postale.
A 42 anni è un uomo che ha provato le durezze dell esistenza, e che si è infine ritagliato un suo piccolo spazio.
Il suo orizzonte culturale è da una parte ristretto alla realtà che lo circonda, dall'altra trova respiro e conforto nello spazio fantastico in cui si immerge durante il suo interminabile e solitario giro quotidiano, uno spazio personalissimo, elaborato in lunghi anni di letture disordinate ed autodidatte.
La sua biblioteca andava da “La storia di Francia” di Le Regois a “La storia della decadenza e della caduta dell' impero romano” di Gibbon, dal “Compendio delle vite dei santi” all'album fotografico “La statuaria antica e la statuaria moderna”. Insieme a tali letture, la vera base del mondo fantastico e pittoresco di Cheval fu fornita dalle rubriche e dalle incisioni del “Magasin Pittoresque”, una rivista di divulgazione popolare di impronta positivistica e socialmente paternalista, collage educativo di massime e storie edificanti, speculazioni astrologiche, rievocazioni storiche e descrizioni geografiche e mitiche, ampiamente illustrate.
Ferdinand Cheval riunì e fuse in un lento e caparbio lavorio le sue esperienze e le sue letture, costruendo un universo in cui si amalgamavano e trasfiguravano i ricordi, la fantasia, gli eventi storici e il mondo naturale in uno spazio personalissimo, una sorta di castello incantato in cui rifugiarsi. Nelle ore solitarie trascorse camminando a contatto della natura vedeva sagome e figure transitorie nelle nuvole, nelle macchie sulle pareti, nelle forme capricciose del mondo organico ed inorganico, e le andava man mano organizzando e collocando in un sogno, uno schema ordinativo in cui egli, l'umile portalettere, si sostituiva alla natura, e riorganizzava il suo mondo sensibile in una costruzione fantastica, un castello, un palazzo delle fate, una grotta incantata, da lui sognata intorno al 1865, e mai più dimenticata.
Tale universo rimase sommerso, chiuso gelosamente in gestazione fino al 1879, quando proruppe imperiosamente alla luce, sintetizzando la sua apparizione nel teatrale incidente che, anche se frutto probabile della più tarda drammatizzazione di una progressiva presa di coscienza, ben s'inserisce nella vicenda del postino di Hauterives.
E’ infatti nel mese di aprile del 1879, nel corso del suo giro giornaliero, che, camminando, Cheval urta qualcosa col piede. Usando le sue parole, annotate lungo tutto il corso della sua vita in un quadernetto scolastico: "Avevo fatto uscire dal terreno una specie di pietra dalla forma così bizzarra, ed insieme così pittoresca, che mi guardai attorno. Vidi che non era la sola. [...] A partire da quel momento, non ho avuto più riposo mattina e sera. Mi misi in cerca, talvolta facevo da 5 a 6 chilometri, e quando il carico era gravoso lo portavo sul dorso."
Con le pietre raccolte, Fernand cominciò a costruire contro il muro di cinta del giardino della sua casetta una fontana adorna di animali fantastici.
"La natura vuole essere scultore (...), ebbene, io sarò muratore ed architetto"...e, orgogliosamente e temerariamente fedele a tale proposito ed alle proprie idee, Fernand Cheval cambio’ per sempre la propria vita.
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