- Luca Maniscalco e Luisella Giani
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Dicembre 2019, l’Italia si interroga, come spesso negli ultimi anni, sulle nuove professioni. Si parla di blockchain ad esempio come nuova parola chiave, gli esperti web continuano ad avere fascino sulle aziende, gli insight di LinkedIn sembrano confermare queste tendenze, mostrando come digital project manager o software engineer siano tra le professioni più ricercate. Tra le skill più richieste si leggono ad esempio: architectural design, Adobe illustrator, JavaScript, graphics e social media marketing.
Ad assumere tramite LinkedIn sono maggiormente le società di consulenza, le banche e le assicurazioni.
Giugno 2020, l’Italia ha attraversato il primo durissimo lockdown. Il mondo del lavoro è stravolto. Anche su LinkedIn si affacciano le ricerche di professioni mai viste prima sul social professionale come l’infermiere e si consolidano quelle di medici. Tra le competenze più frequentemente richieste si leggono: clinical research e nursing. Assumono le aziende farmaceutiche.
Maggio 2021, l’Italia ha ormai passato più di un anno di convivenza con la pandemia. Su LinkedIn, tra le professioni più ricercate torna il social media manager al posto dell’infermiere e l’account manager al posto del medico. Le skill e le aziende sembrano quelle del 2019 ma in realtà tutto è cambiato e anche a inizio 2022 è chiaro che non si possa tornare più indietro.
Le professioni legate al mondo digitale hanno subìto un’accelerazione nel loro processo di cambiamento. Le aziende hanno spinto sull’innovazione, cercando nuovi professionisti e investendo su nuove competenze. I mestieri si sono rinnovati e alcuni nuovi sono divenuti fondamentali. Il mondo del lavoro è cambiato.
I dati di LinkedIn prevedono che ci saranno quasi 150 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore tecnologico nei prossimi anni, mentre molti altri lavori dovranno essere abilitati dalla tecnologia, richiedendo ai dipendenti (nuovi o già in azienda) più competenze digitali. Si ritiene ad esempio necessaria una riqualificazione delle competenze digitali soft, fondamentali per i lavori emergenti, dalla comunicazione all’analisi dei dati.
Luca Maniscalco, autore.
“I dati sono il nuovo petrolio” è il mantra degli ultimi anni.
Le macchine diventano “intelligenti” in quanto educate attraverso dataset selezionati: tanto più il dataset è ampio, strutturato e marcato correttamente quanto più i risultati dell’algoritmo saranno accurati. E, purtroppo, usando dataset pregiudiziali, "biased", si possono "diffondere e rafforzare stereotipi di “genere” come ha evidenziato anche l’UNESCO nel 2020.
Immaginiamo adesso una normale giornata di lavoro, da remoto o in presenza. Sono le nove di mattina, sei già al secondo caffè e stai chiacchierando con un collega. Ricevi un’email del tuo manager: ti chiede di analizzare cinque lunghi report. Task lungo e noioso, hai altre priorità. Chiedi aiuto al tuo collega, sai che
è bravo con i numeri. Un’ora dopo… ecco i risultati dell’analisi. Poco realistico, vero? Ma perché mai un collega dovrebbe analizzare dei report al posto tuo?
E se ti dicessi che in entrambi i casi, sia per la conversazione davanti alla tazza di caffè sia per l’analisi dei report, quel tuo collega è un algoritmo?
Sembra già più credibile.
Oggi siamo nell’era della Artificial Narrow Intelligence ossia programmiamo algoritmi in grado di fornire un output simile se non migliore di quello di un umano, su domini di conoscenza specifici, caratterizzati da regole ben definite come il gioco degli scacchi, AlphaGo73, l’analisi e la comparazione di report o la composizione musicale. Il tuo miglior collega sarà quindi un (ro)bot? Probabilmente sì.
La chiave sarà la collaborazione e non la competizione: sfruttare le migliori capacità delle macchine e le migliori capacità degli umani.
Quali sono le competenze che saranno richieste agli umani? Al di là delle conoscenze digitali, saranno fondamentali le competenze trasversali. Non solo la creatività, intesa come la capacità di “unire i puntini” per formulare nuove idee, ma anche l’attitudine alla formazione continua, all’imprenditorialità, al pensiero critico.
Luisella Giani, contributrice e EMEA Head of industry transformation Oracle
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