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Nessuno meglio di Edgardo Pinto Guerra, autore di "Risanamento di murature umide e degradate" – professionalmente famoso in Italia per il suo Mangia Sali – può spiegare il fenomeno dell'umidità da risalità. Ho pensato di fargli qualche domanda e di condividere con te le sue risposte. L'intervista è lunga, ma ti assicuro che ne vale la pena.
Cosa è l'umidità da risalita e quali sono le cause?
Il vecchio e il nuovo. Per oltre 2000 anni gli edifici grandi e piccoli, dal Colosseo alle semplici abitazioni rurali, sono stati costruiti nello stesso modo, ossia con muri portanti, solai e tetti su volte o travature in legno.
Dagli anni '50-'60 in poi è avvenuta una rottura nel modo di costruire. Da quel momento in poi gli edifici si costruiscono con uno scheletro di travi e di pilastri d’acciaio e di cemento armato che sostiene tetti e solai.
Questo spartiacque nel tempo nella tecnica del costruire significa che il “nuovo” appartiene ad un “genere” che non ha più nulla in comune con il "vecchio". Nondimeno, forse la maggior parte del nostro patrimonio costruito, compreso tutto lo “storico” naturalmente, appartiene ancora al “vecchio” genere e il fatto di riutilizzarlo per la vita moderna determina problemi del tutto tipici.
L'umidità nei pavimenti e nei muri. Nel “vecchio” l’umidità è quasi sempre presente al Piano Terra. Logico: nei vecchi edifici il pavimento è posto direttamente sul terreno umido su un acciottolato detto vespaio (cioè uno strato di grossi ciottoli che lasciavano tra di loro spazio alle vespe per farci il nido).
Idem, gli spessi muri portanti in pietrame o mattoni sono posati direttamente sul terreno bagnato, per cui l’acqua contenente sali minerali disciolti (nel terreno non esiste l’acqua distillata) viene risucchiata in alto come da una spugna. L’acqua evapora sia dai pavimenti che dai muri e genera l’umidità percepita nell’aria.
La quantità di acqua trattenuta in un muro dalla risalita può essere enorme: anche 300 litri per metro cubo di muro, ovvero 15 litri per metro quadro profondo 5 cm. Da questo, risanare il “vecchio” comporta automaticamente affrontare il problema “umidità”.
N.B. Nel sistema costruttivo moderno si è fatto fronte a questi inconvenienti formando una camera d’aria detta vespaio aerato sotto al solaio del pavimento e inserendo una impermeabilizzazione detta guaina taglia-muro alla base dei muri (non più portanti).
Guardare e sentire. Si vede e si sente subito umido nell’aria e le pietre o mattoni dei muri o intonaci saranno bagnati da terra fino ad una certa altezza. Poi, molto spesso si vedranno dentro e fuori delle strisce bianche di cristalli di sali - detti salnitro - e ci saranno facilmente anche sfarinamenti e marcimenti di materiale ben visibili.
Normalmente l’umidità da risalita nei muri si misura con uno strumento portatile appoggiato al muro chiamato igrometro. Questo strumento non dà letture reali in quanto misura parametri, tipo la resistenza elettrica, connessi alla quantità d’acqua, non quella vera e propria. Per conoscere quest’ultima occorre un prelievo del materiale del muro, detto carota ed un apparecchio speciale detto termo-bilancia.
Un locale è sicuramente “sano” se il tasso di umidità nei muri non supera il 3%.
Un tecnico preparato può anche effettuare delle misure dell’ammontare della risalita nell’istante della misurazione con un semplice tester da elettricista. L’altezza della risalita dipenderà dal tipo di materiale, dall’acqua disponibile nel terreno a seconda delle zone e delle stagioni, e dal tempo trascorso, anni o secoli.
L’unico tipo di materiale che se poggiato direttamente sul terreno non sarà soggetto alla risalita sarà, ovviamente, un materiale quasi impermeabile all’acqua, ovvero, un forte granito, un basalto, un marmo duro, ecc. Altrimenti, tutti i materiali ne saranno affetti.
Contrariamente alle credenze diffuse, l’acqua in risalita non è la causa diretta del degrado e della distruzione di mattoni, pietre, marmi, intonaci, ecc. Sarebbe come attribuire al “tempo” l’arrugginimento della carrozzeria di un’auto. Certo, nel tempo la pioggia ha creato le condizioni di bagnato perché la lamiera potesse arrugginirsi per processo chimico, ma non è esso stesso la causa del danno! Le pile di un ponte o di un porto Romano testimoniano che la sola immersione per 2000 anni non fa nessun danno.
I danni visibili oggi sono stati provocati dalla formazione e dall’accumulo, nonché dal periodico cambiamento di volume, dei cristalli dei sali generati dall’evaporazione della soluzione salina che è penetrata in un muro o in un intonaco nel corso di anni o secoli di risalita o di esposizione a salsedine.
Questi cristalli dei sali si manifestano all’esterno come semplici efflorescenze bianche (dette anche salnitro). Spesso sono erroneamente considerate un “fastidioso difetto estetico”, da eliminarsi in quanto tale e non il sintomo della vera “malattia” che distrugge la pietra, il mattone, l’intonaco. Questa malattia è la sub-efflorescenza ossia, i cristalli dei sali che si annidano dentro nei primi 12 mm circa della superficie da dove avviene l’evaporazione. Le efflorescenze sono innocue, basta spazzolarle via. Le sub-efflorescenze sono invisibili dall’esterno ma sono esse che provocano i danni e le distruzioni.
Non vi è genericamente un metodo migliore di altri per risanare. La distinzione dovrebbe essere fra metodi che eliminano permanentemente i problemi di una antica risalita ancora in atto e quelli che li eliminano solo temporaneamente.
Una soluzione permanente comporta distinguere, e sanare in modo duraturo, le due componenti del fenomeno che sono:
Per quanto riguarda il primo punto, occorre un qualche tipo di barriera (anello di elettrosmosi attiva, taglio del muro, iniezione di idro-repellenti, apparecchi elettro-magnetici, ecc.).
Per il secondo punto l’unico modo e di estrarli e rimuoverli dal muro con un impacco desalinizzante. L’impacco oggi più efficace è il bio-estrattore Cocoon. Questa soluzione è l’unica valida anche nel caso della presenza di vecchi sali che possono mantenere un locale umido anche da soli dopo aver inserito una barriera, in quanto (anche questa cosa che non viene mai detta) i sali sono igroscopici, ovvero attirano acqua dall’aria ambiente e la restituiscono.
Però il risanamento completo viene raramente fatto. Quasi sempre si adottano risanamenti temporanei, cioè che nascondono i sintomi per un certo periodo.
Un tale risanamento è generalmente basato sull’uso di intonaci “risananti” anche a norma UNI EN 981-1R. Sono di due tipi principali: i macroporosi deumidificanti e quelli contenenti idro-repellenti che “bloccano” i sali nei muri. Purtroppo, commercialmente la distinzione non viene quasi mai spiegata al cliente.
In assenza di barriera alla risalita è prevedibile una vita di 2-2 ½ anni nel caso dei macroporosi e di 4-4 ½ anni per gli altri. Invece, in presenza di una barriera può darsi che siano permanenti, ma solo se i vecchi sali rimasti nel muro sono molto pochi oppure sono stati estratti con il bio-estrattore.
Una barriera di qualche tipo è sempre fattibile. I vecchi sali purtroppo vengono del tutto ignorati dal discorso commerciale, attribuendo tutta la colpa alla sola “umidità”. Quindi, dipende se il cliente che si rivolge all'addetto commerciale è conscio del tipo di scelta che compie oppure no. Raramente lo è in quanto non è preparato. Se lo è, può consapevolmente accettare un compromesso temporaneo.
Nel suo libro Risanamento di murature umide e degratate (al momento in offerta al 50% su darioflaccovio.it) Pinto Guerra spiega in modo estremamente tecnico come identificare e sanare il problema dell'umidità da risalità. Se sei un tecnico, è un testo che fa per te. Se hai bisogno di un tecnico, puoi provare a contattarlo...
Cosa è l'umidità da risalita e quali sono le cause?
Il vecchio e il nuovo. Per oltre 2000 anni gli edifici grandi e piccoli, dal Colosseo alle semplici abitazioni rurali, sono stati costruiti nello stesso modo, ossia con muri portanti, solai e tetti su volte o travature in legno.Dagli anni '50-'60 in poi è avvenuta una rottura nel modo di costruire. Da quel momento in poi gli edifici si costruiscono con uno scheletro di travi e di pilastri d’acciaio e di cemento armato che sostiene tetti e solai.
Questo spartiacque nel tempo nella tecnica del costruire significa che il “nuovo” appartiene ad un “genere” che non ha più nulla in comune con il "vecchio". Nondimeno, forse la maggior parte del nostro patrimonio costruito, compreso tutto lo “storico” naturalmente, appartiene ancora al “vecchio” genere e il fatto di riutilizzarlo per la vita moderna determina problemi del tutto tipici.
L'umidità nei pavimenti e nei muri. Nel “vecchio” l’umidità è quasi sempre presente al Piano Terra. Logico: nei vecchi edifici il pavimento è posto direttamente sul terreno umido su un acciottolato detto vespaio (cioè uno strato di grossi ciottoli che lasciavano tra di loro spazio alle vespe per farci il nido).
Idem, gli spessi muri portanti in pietrame o mattoni sono posati direttamente sul terreno bagnato, per cui l’acqua contenente sali minerali disciolti (nel terreno non esiste l’acqua distillata) viene risucchiata in alto come da una spugna. L’acqua evapora sia dai pavimenti che dai muri e genera l’umidità percepita nell’aria.
La quantità di acqua trattenuta in un muro dalla risalita può essere enorme: anche 300 litri per metro cubo di muro, ovvero 15 litri per metro quadro profondo 5 cm. Da questo, risanare il “vecchio” comporta automaticamente affrontare il problema “umidità”.
N.B. Nel sistema costruttivo moderno si è fatto fronte a questi inconvenienti formando una camera d’aria detta vespaio aerato sotto al solaio del pavimento e inserendo una impermeabilizzazione detta guaina taglia-muro alla base dei muri (non più portanti).
Qual è il metodo più efficace per individuarla?
Guardare e sentire. Si vede e si sente subito umido nell’aria e le pietre o mattoni dei muri o intonaci saranno bagnati da terra fino ad una certa altezza. Poi, molto spesso si vedranno dentro e fuori delle strisce bianche di cristalli di sali - detti salnitro - e ci saranno facilmente anche sfarinamenti e marcimenti di materiale ben visibili.
Normalmente l’umidità da risalita nei muri si misura con uno strumento portatile appoggiato al muro chiamato igrometro. Questo strumento non dà letture reali in quanto misura parametri, tipo la resistenza elettrica, connessi alla quantità d’acqua, non quella vera e propria. Per conoscere quest’ultima occorre un prelievo del materiale del muro, detto carota ed un apparecchio speciale detto termo-bilancia.
Un locale è sicuramente “sano” se il tasso di umidità nei muri non supera il 3%.
Un tecnico preparato può anche effettuare delle misure dell’ammontare della risalita nell’istante della misurazione con un semplice tester da elettricista. L’altezza della risalita dipenderà dal tipo di materiale, dall’acqua disponibile nel terreno a seconda delle zone e delle stagioni, e dal tempo trascorso, anni o secoli.
Quali sono i materiali da costruzione più soggetti?
L’unico tipo di materiale che se poggiato direttamente sul terreno non sarà soggetto alla risalita sarà, ovviamente, un materiale quasi impermeabile all’acqua, ovvero, un forte granito, un basalto, un marmo duro, ecc. Altrimenti, tutti i materiali ne saranno affetti.
Quali danni provoca?
Contrariamente alle credenze diffuse, l’acqua in risalita non è la causa diretta del degrado e della distruzione di mattoni, pietre, marmi, intonaci, ecc. Sarebbe come attribuire al “tempo” l’arrugginimento della carrozzeria di un’auto. Certo, nel tempo la pioggia ha creato le condizioni di bagnato perché la lamiera potesse arrugginirsi per processo chimico, ma non è esso stesso la causa del danno! Le pile di un ponte o di un porto Romano testimoniano che la sola immersione per 2000 anni non fa nessun danno.
I danni visibili oggi sono stati provocati dalla formazione e dall’accumulo, nonché dal periodico cambiamento di volume, dei cristalli dei sali generati dall’evaporazione della soluzione salina che è penetrata in un muro o in un intonaco nel corso di anni o secoli di risalita o di esposizione a salsedine.
Questi cristalli dei sali si manifestano all’esterno come semplici efflorescenze bianche (dette anche salnitro). Spesso sono erroneamente considerate un “fastidioso difetto estetico”, da eliminarsi in quanto tale e non il sintomo della vera “malattia” che distrugge la pietra, il mattone, l’intonaco. Questa malattia è la sub-efflorescenza ossia, i cristalli dei sali che si annidano dentro nei primi 12 mm circa della superficie da dove avviene l’evaporazione. Le efflorescenze sono innocue, basta spazzolarle via. Le sub-efflorescenze sono invisibili dall’esterno ma sono esse che provocano i danni e le distruzioni.
Quali sono i metodi migliori per eliminare il problema?
Non vi è genericamente un metodo migliore di altri per risanare. La distinzione dovrebbe essere fra metodi che eliminano permanentemente i problemi di una antica risalita ancora in atto e quelli che li eliminano solo temporaneamente.
Una soluzione permanente comporta distinguere, e sanare in modo duraturo, le due componenti del fenomeno che sono:
- l’umidità presente causata da una risalita in atto. Interrompere il flusso di acqua in atto in qualche modo (drenaggi, barriere alla risalita di vario tipo) comunque non basta
- si deve far fronte ai cristalli dei sali accumulati negli anni o secoli nel materiale, in quanto (cosa che non viene mai detta) sono ri-cristallizzanti e quindi potranno continuare le loro distruzioni indipendentemente dal non avere nuova acqua.
Per quanto riguarda il primo punto, occorre un qualche tipo di barriera (anello di elettrosmosi attiva, taglio del muro, iniezione di idro-repellenti, apparecchi elettro-magnetici, ecc.).
Per il secondo punto l’unico modo e di estrarli e rimuoverli dal muro con un impacco desalinizzante. L’impacco oggi più efficace è il bio-estrattore Cocoon. Questa soluzione è l’unica valida anche nel caso della presenza di vecchi sali che possono mantenere un locale umido anche da soli dopo aver inserito una barriera, in quanto (anche questa cosa che non viene mai detta) i sali sono igroscopici, ovvero attirano acqua dall’aria ambiente e la restituiscono.
Però il risanamento completo viene raramente fatto. Quasi sempre si adottano risanamenti temporanei, cioè che nascondono i sintomi per un certo periodo.
Un tale risanamento è generalmente basato sull’uso di intonaci “risananti” anche a norma UNI EN 981-1R. Sono di due tipi principali: i macroporosi deumidificanti e quelli contenenti idro-repellenti che “bloccano” i sali nei muri. Purtroppo, commercialmente la distinzione non viene quasi mai spiegata al cliente.
In assenza di barriera alla risalita è prevedibile una vita di 2-2 ½ anni nel caso dei macroporosi e di 4-4 ½ anni per gli altri. Invece, in presenza di una barriera può darsi che siano permanenti, ma solo se i vecchi sali rimasti nel muro sono molto pochi oppure sono stati estratti con il bio-estrattore.
E quando non si possono risolvere completamente, quali sono i compromessi accettabili?
Una barriera di qualche tipo è sempre fattibile. I vecchi sali purtroppo vengono del tutto ignorati dal discorso commerciale, attribuendo tutta la colpa alla sola “umidità”. Quindi, dipende se il cliente che si rivolge all'addetto commerciale è conscio del tipo di scelta che compie oppure no. Raramente lo è in quanto non è preparato. Se lo è, può consapevolmente accettare un compromesso temporaneo.
Nel suo libro Risanamento di murature umide e degratate (al momento in offerta al 50% su darioflaccovio.it) Pinto Guerra spiega in modo estremamente tecnico come identificare e sanare il problema dell'umidità da risalità. Se sei un tecnico, è un testo che fa per te. Se hai bisogno di un tecnico, puoi provare a contattarlo...
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