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Diébédo Francis Kéré ha vinto il Pritzker Architecture Prize 2022, il più importante riconoscimento internazionale per l’architettura, solitamente conferito a rinomate archistar. Kéré ha completato scuole e strutture sanitarie in tutta l’Africa, a partire da Gando, la sua città natale, dove ha dato vita al suo primo progetto: la costruzione della scuola elementare ideata mentre studiava all’università in Germania.
Chi è Francis Kéré
Francis Kéré è un architetto di 56 anni originario del Burkina Faso, ed è il primo africano a vincere un premio di tale portata. Non si può certo dire che sia un’archistar, ma ha saputo rafforzare la comunità grazie all’architettura e al suo impegno sociale, usando in maniera intelligente i materiali locali nell’ottica dell’architettura sostenibile.
L’architetto è nato e cresciuto in una terra senza elettricità e acqua potabile, ha poi lasciato i suoi luoghi per studiare in Germania e laurearsi in architettura nel 2004. Avrebbe potuto rimanere in Europa e dedicarsi a grandi costruzioni, come chiunque avrebbe fatto. Invece no. Kéré è tornato in Burkina Faso per dare un segnale forte al mondo e alla sua comunità, ma soprattutto, per fornire le infrastrutture di cui c’era bisogno. Ha fatto la differenza con una scelta impopolare, per poi aprire i suoi studi sia nella sua terra natia che a Berlino.
Kerè riceverà 10.000 dollari e una medaglia di bronzo per le soluzioni adottate in terre di estrema scarsità, esempi concreti di sostenibilità per il pianeta e i suoi abitanti.
Architettura sostenibile, impegno sociale e poesia
Quella di Francis Kéré è una vera e propria missione, un’attenzione alla sostenibilità che è sinonimo di amore, sia per l’ambiente sia per la comunità dei suoi luoghi. L’architetto collabora con tante personalità e cittadini Burkinabé che per lui curano lavori di pittura, falegnameria, muratura e saldatura, a testimonianza anche dell’impegno sociale volto a stimolare la collaborazione, il lavoro di squadra, l’apporto collettivo in nome della bellezza e del costruire sostenibile.
Ha usato molti materiali naturali per le sue costruzioni, come ad esempio l’argilla, per rendere più spessi i muri degli edifici. La tecnica permette di mantenere un ambiente fresco dentro le case africane, dove solitamente si raggiungono e superano i 40°. In pratica, l’aria fresca rimane all’interno delle abitazioni e quella calda esce fuori per garantire un ambiente vivibile e dalla temperatura gradevole.
Più di tutto, l’architetto africano è fautore di un’architettura che vuole eliminare barriere e differenze, piena di simbolismi e poesia, anche se lontano dal suo Continente d'origine, perché i suoi progetti sparsi per il mondo avranno sempre un po’ d’Africa dentro, ed è questo a conferire romanticismo alle sue opere, pregne di attenzione e rispetto, per luoghi e popoli fin troppo spesso dimenticati. La sua storia, il suo impegno, il suo estro e la sua passione, non soltanto per l'architettura ma anche per l'impegno sociale, fanno di Kéré un pioniere del genere e dell'architettura sostenibile, lavorando in paesi emarginati che, grazie alla sua esperienza, possono trarre enorme beneficio sul piano delle infrastrutture e delle condizioni di vita in generale.
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