- Pietro Martino
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L'ingegneria naturalistica è una disciplina tecnica che sfrutta le piante vive in interventi di varia natura. A spiegarci nel dettaglio la materia, le problematiche e le risorse correlate è Pietro Martino, laureato in Ingegneria civile, Scienze della natura e Ingegneria gestionale dei sistemi energetici. Buona lettura.
L’ingegneria naturalistica è il perfetto connubio tra alcune tecniche di ingegneria geotecnica e diverse tecniche naturalistiche di ecologia applicata, tant’è che probabilmente il termine più giusto per chiamare questa antica disciplina è ingecologia naturalistica. Questo termine, infatti, ben esprime i diversi concetti che stanno alla base delle diverse applicazioni di opere di questa antica disciplina, tipo la palificata doppia viva. Nella sistemazione di versanti di colline o montagne, in seguito per esempio a smottamenti o frane, le opere di ingegneria sono da privilegiare rispetto ad opere prettamente di ingegneria strutturale geotecnica come muri di contenimento in cemento armato. Infatti, difficilmente un muro in CA è integrabile naturalisticamente in un contesto ecosistemico delicato e fragile come quello collinare o montano. E difficilmente un muro di solo CA è correlabile alla salvaguardia della biodiversità del posto. Dunque, un’opera di ingegneria naturalistica o meglio di ingecologia naturalistica è un’opera strutturale che si integra nell’ecosistema del posto, partecipa alla salvaguardia della biodiversità del luogo e si confonde con l’ecologia di quel paesaggio.
Ma quanto detto fa emergere un serio problema legato alla stessa progettazione dell’opera di ingecologia naturalistica. Non può essere, infatti, solo un’opera di ingegneria ma deve essere anche e soprattutto un’opera naturalistica, intendendo con questo termine l’applicazione di concetti ecologici e agrotecnici che non sono per niente scontati. L’ingegnere naturalistico è quindi un professionista che ha come bagaglio professionale, conoscenze di ingegneria geotecnica e strutturale ma anche conoscenze naturalistiche: botaniche, ecosistemiche e agronomiche. Un’opera, tipo la palificata doppia, è detta viva proprio perché non è solo un’opera strutturale costituita da materiale morto del tipo tondame, ma è anche un’opera che prevede l’utilizzo di piante che ricostituiranno naturalisticamente il sito di intervento. Tant’è che dalla conclusione dell’opera a qualche anno, dell’opera strutturale non si riconoscerà nulla o quasi. E a distanza di qualche decennio della stessa opera strutturale non rimarrà nulla o quasi. Questo, per dire che in queste opere la parte viva ha più importanza di quella strutturale. E proprio per questa importanza è doveroso conoscerne le peculiarità. Che pianta utilizzeremo nella sistemazione vegetale della palificata? Che tipo di ecosistema dobbiamo cercare di riscostruire? A quale stadio di fitoformazione è riconducibile quell’ambiente? Non sono domande facili!
L'importanza della manodopera qualificata
Un altro problema legato questa volta alla realizzazione dell’opera di ingecologia naturalistica è la disponibilità di una manodopera qualificata che sotto la direzione dell’ingegnere naturalista sappia realizzare l’opera secondo quanto descritto in progetto. Anche la realizzazione di un cantiere di lavoro è fondamentale nella realizzazione di opere di I.N. Lì dove è richiesta la realizzazione di opere di contenimento, ma non solo, sono luoghi che sono difficili da raggiungere con macchinari e camion pieni di tondame da scaricare. Alcune volte manca anche la strada! E allora realizzare una buona cantieristica e avere un’ottima manodopera che sappia muoversi in quel contesto con abilità e agilità, è importante.
Per la monodopera si può rimediare con una eccellente formazione degli operai che li istruisca sulla particolarità dell’opera che si deve realizzare. Soprattutto sugli strumenti che devono utilizzare, come ad esempio le motoseghe. Gli operai di questi cantieri sono chiamati a realizzare sul posto le gabbie della palificata cercando di adattare i tronchi allo scopo tagliandoli in lunghezza a secondo del caso. Oltre a queste operazioni, sono richieste anche particolari abilità nel formare giunzioni testa coda e di altre forme tra il legname delle gabbie della palificata. Giunzioni che riguardano sia il tondame orizzontale che quello verticale, più correttamente si parlerà di giunzioni tra diversi correnti e giunzione corrente e traversi. Formazione professionale che diventa ancora più particolare e complessa per gli operai che devono manovrare macchinari motrici: carriole e trattori a ragno in primis! Il trattore a ragno è, infatti, uno dei macchinari che è richiesto necessariamente per la realizzazione e anche per il piccolo trasporto del tondame. Sarebbe auspicabile che ci fossero seri e completi corsi, a livello regionale, per questa tipologia di lavori forestali che formassero figure altamente professionali sia come manovalanza che come conduttori di macchinari specifici.
Il sistema NEJ applicato alla cantieristica
Per la cantieristica, è un po' più difficile. Realizzare un cantiere dove non c’è nemmeno una strada anche sterrata per arrivarci con attrezzature e macchinari è una operazione non semplice. La movimentazione del tondame richiede infatti spazi non piccoli e il suo stoccaggio non è da meno, visto e considerato che il tondame utilizzato allo scopo è tondame fortemente irregolare e con pezzatura molto diversa.
Il sistema NEJ (Naturalistic Engineering Junction) è un approccio (in via di ulteriore sviluppo progettuale) che tenta di risolvere le problematiche inerenti sia alla facilitazione della realizzazione della gabbia della palificata doppia che la stessa messa in opera della cantieristica. Questo sistema prevede fondamentalmente l’utilizzo di componentistica prefabbricata in acciaio zincato che permette una facile e veloce giunzione sia dei correnti tra loro che dei traversi con i correnti superiori e inferiori. Inoltre questa componentistica è stata progettata per permettere leggere rotazioni delle gabbie tra loro in modo da assecondare quanto più possibile il profilo del versante. Un ulteriore pregio è la estrema facilità di utilizzazione della componentistica che in definitiva evita la realizzazione dei profili di giunzioni del legname che altrimenti dovrebbero essere realizzati a mano.
Se oltre ad utilizzare il sistema di giunzione NEJ, si preferisce utilizzare tra le diverse tipologie di palificate doppie, quella Enotria, a guadagnarci è sicuramente la realizzazione di una agevole cantieristica e una più efficace e spedita realizzazione delle gabbie della stessa palificata Enotria. Perché la cantieristica? Le gabbie della palificata Enotria sono realizzate con tondame standardizzato che è di pezzatura costante e definita e di diametro altrettanto definito, il ché si traduce nella pratica, in una veloce realizzazione di palificate anche di diversi metri di lunghezza e complessità considerevoli. La movimentazione di tondame di definita lunghezza avviene con ovvia facilità e lo stesso trasporto non necessita di mezzi di grosse dimensioni. Si potrebbe, in casi speciali, ipotizzare addirittura un trasporto delle pedane di tondame pretagliato in falegnameria, con elitrasporto.
La standardizzazione del sistema NEJ nella costruzione di una palificata è una procedura che si rende oggi più che mai necessaria per cercare di diffondere e rendere agevole la realizzazione di opere di I.N. con la particolarità di avere manodopera meno specializzata di quanto oggi invece richiesto. Ciò, in definitiva, significa vantaggi anche nei costi totali di realizzazione.
Infine è interessante notare che il sistema NEJ di giunzione e di standardizzazione del tondame, interessa non solo la progettazione e la realizzazione di una palificata doppia ma anche altre tipologie di opere di ingegneria naturalistica, come ad esempio, la grata viva.
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