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Quasi la metà del territorio italiano è a rischio sismico e più della metà delle case che si trovano in queste aree è stata costruita prima del 1974, quando sono entrate in vigore alcune norme antisismiche. Almeno 3 milioni di edifici sono a rischio, e la stima è ottimistica per tante ragioni. Quindi, mentre l’Italia cerca di curarsi le ferite del terremoto – pur rimanendo indelebili le cicatrici fisiche e soprattutto morali e civili – oggi in questo articolo mi piacerebbe parlarti di come rendere la tua casa antisismica.
È possibile trasformare le vecchie case in edifici antisismici? La risposta è decisamente si, lo si può fare e anche a prezzi piuttosto contenuti.
Non occorre demolire e ricostruire ma solamente apportare piccole modifiche strutturali tali da rendere l’edificio ”dinamico” alle scosse sismiche. I cedimenti strutturali che si verificano durante un sisma sono dovuti in gran parte all'enorme quantità di peso che la struttura “portante” dell'edificio deve sopportare. Pensiamo subito al tetto: durante un evento sismico tutti questi carichi passano da una situazione “statica” ad una “dinamica” in modo repentino ed è questo che ne favorisce il crollo.
Facciamo subito un esempio pratico che chiarirà i concetti.
Ristrutturare antisismico: trasformare una vecchia villetta in abitazione sicura
Un sismologo ha ristrutturato casa sua, costruita sessant'anni fa, rendendola sicura.
Il problema principale della villetta del sismologo Paolo Frediani, era quello innanzitutto di legare le quattro pareti costruite in epoche diverse e con materiali differenti. Quindi, per rendere l’edificio dinamico, capace di assorbire il sisma, si è provveduto alla costruzione di un cordolo all’altezza del solaio ed è stato fissato alla muratura verticale, ovvero alle pareti, con tondini di acciaio e collante chimico. Infine, si è realizzata una struttura in acciaio per la copertura, con l’intento di alleggerire il tetto. Negli appartamenti è più impegnativo, anche perché il progettista deve necessariamente verificare e analizzare tutta la struttura portante dell’edificio e poi intervenire eventualmente sulla singola unità.
In ogni caso, mettere in sicurezza le case dal rischio sismico è possibile e necessario. Si salvano vite umane, ma soprattutto si evitano gravi danneggiamenti alle strutture. Con interventi relativamente poco invasivi, in particolare, se si ha già intenzione di eseguire una ristrutturazione: dall’inserimento di catene per migliorare il collegamento fra pareti, tetti e coperture al rinforzo delle fondamenta, anche con pali di consolidamento, che aiutino l’appoggio del fabbricato; dalla stabilizzazione della muratura con iniezioni di miscele specifiche all’applicazione di fibre innovative per consolidare le volte.
O con opere molto profonde, eseguite a fronte di ristrutturazioni complete e – come nel caso di strutture in cemento armato – che prevedono ad esempio l’inserimento di molle o i gomme a livello delle fondamenta, in modo da creare un cuscinetto che attenua l’impatto dell’onda d’urto del sisma.
La cosa molto importante, il primo passo da fare senza il quale tutti i successivi rischiano di essere vanificati, è ricostruire la storia dell’edificio: mettendo a confronto l’anno di costruzione con il territorio in cui si trova, è possibile capire se vigevano norme vincolanti in materia antisismica.
Allo stesso modo, la presenza di tetti che scaricano il peso sui muri portanti o di forme architettoniche irregolari – caratterizzate magari da restringimenti nelle parti superiori dell’edificio o con aperture interne o esterne eseguite in epoche successive alla realizzazione o in modo disordinato – può indicare fragilità da verificare.
Interventi antisismici: tipologie
Gli interventi possono essere più o meno invasivi (e costosi): un conto è un miglioramento sismico, altro un adeguamento sismico profondo, che porta le performance di un fabbricato esistente al pari di quello di una struttura nuova e che può incidere anche fra il 35 o 50% sui costi dell’intervento.
Usciamo fuori dai nostri confini e pensiamo, per un istante, al Giappone. Un Paese dove il rischio sismico ha imposto, da tempo, lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia.
Spesso si vedono costruzioni in legno, che vengono spostate per permettere il consolidamento delle fondamenta, anche con l’inserimento di molle o di supporti di gomma, e poi ricollocate nella posizione originaria.
Case antisismiche Italia: esempi nostrani
Giappone a parte, anche il nostro paese comincia a non essere da meno e la ricerca fa decisi passi in avanti. Vorrei citare l’esempio paradigmatico di un gruppo di ricerca del dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e dei materiali dell’Università di Bologna, in collaborazione con ricercatori del California Institute of Technology e del Politecnico di Zurigo.
Questo team ha studiato una “metabarriera” sotterranea, costituita da una serie di materiali in grado di assorbire le vibrazioni.
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